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Biografia di Nosengo

GESUALDO NOSENGO (1906-1968)

Gesualdo Nosengo (1906-1968) è una delle figure eminenti della pedagogia italiana d’ispirazione cristiana del secolo scorso, ma non è stato solo un pedagogista.

Personalità carismatica e polivalente, è stato tra i protagonisti della vita sociale e della vita ecclesiale italiana fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta: prima durante e dopo la tragedia della dittatura, della Guerra e le fatiche della Liberazione e della ricostruzione.

Nonostante una vocazione religiosa maturata in un lungo giovanile travaglio interiore, egli volle rimanere laico, rinunciando al sacerdozio, al matrimonio, alla carriera accademica, a quella amministrativa e a quella politica, che pure in più occasioni gli vennero offerte.

Fu educatore a tutto tondo, professore liceale e universitario, dirigente sindacale, animatore e organizzatore del movimento scoutistico e dell’associazione degli insegnanti medi cattolici, scrittore di successo, autore di libri di testo e di libri di didattica generale e in particolare religiosa e catechetica, di pedagogia generale, di politica scolastica.

Questi cenni introduttivi servono per dire che non fu solo educatore e organizzatore cristianamente ispirato ma laico pienamente inserito, sia pure con qualche sofferenza, nella Chiesa italiana e universale e nella scuola italiana ed europea. Il suo sforzo fu quello di tenere uniti il più possibile i mondi vitali e i mondi istituzionali, senza contare su privilegi e poteri diversi da quelli della competenza culturale e professionale, della fede, della testimonianza, della libertà interiore, centrata sul quotidiano rapporto personale con Gesù Maestro.

Nato a San Damiano d’Asti, il giovane Gesualdo studiò dai salesiani di Valsalice a Torino, ma lavorò anche come operaio nella fornace paterna, a produrre mattoni.

Nel 1928 entrò nella Compagnia di San Paolo, che era stata fondata con spirito anticipatore dal milanese don Giovanni Rossi nel 1921, per un progetto di consacrazione a Dio a servizio dell’educazione dei giovani, e frequentò l’Università Cattolica alternando lo studio all’insegnamento della religione, ottenuto con un permesso speciale della Curia, perché non era sacerdote, nell’istituto magistrale Virgilio di Milano.

 

 

 

 

 

Si laureò in pedagogia nel 1935, con Mario Casotti, del quale fu assistente volontario.

 

Fondò nel 1934 la “Compagnia di Gesù Maestro” e con don Carlo Gnocchi e Silvio Riva, nel 1939, un “Segretariato informativo di pedagogia attiva religiosa”, con la rivista “L’Informatore”.

Frutto della sua ricerca di quegli anni è un vivace diario di scuola, intitolato “Così come siamo”, scritto in collaborazione con sei suoi alunni, concreto esempio di quella didattica attivistica di ascendenza scoutistica, di cui egli è stato uno dei più originali e convinti sostenitori.

Il volume mise in allarme la Questura fascista di Milano, che pensò di trovarsi di fronte ad un gruppo “sovversivo”. Trasferitosi a Roma, per insegnare nel liceo Cavour, incappò ancora nella persecuzione fascista: si rifugiò in Vaticano preparandosi al dopo fascismo col gruppo che faceva capo alla Fuci, ai Laureati Cattolici e a Mons. Montini, futuro Paolo VI.

Dal 18 al 24 luglio 1943,proprio su iniziativa del futuro Paolo VI,si ritrovò a Camaldoli insieme a Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Ezio Vanoni e altri rappresentanti dell’intellighenzia cattolica, per riflettere sui principi che reggono l’ordinamento sociale in vista della fine della dittatura fascista.

Nacque così il “Codice di Camaldoli” documento, che influenzò notevolmente la redazione della nuova Carta costituzionale e le successive scelte politiche di governo.

A Nosengo fu affidata la stesura delle linee-guida nel campo educativo.

 

Liberata l’Italia dal fascismo, il 18 luglio del 1944 fondò l’U.C.I.I.M. (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi).

Fondò anche il Sindacato Nazionale Scuola Media (Snsm), di cui fu anche il primo segretario generale. Nel 1950 costituì, insieme con un gruppo di docenti di “area laica”, il Movimento Circoli della Didattica (Mcd), per promuovere la ricerca e sperimentazione di nuove metodologie.

Si può dunque considerare Nosengo uno dei “padri della Patria”, anche se non si mise in politica e non fu quindi eletto all’Assemblea Costituente.

Gesualdo Nosengo fu anticipatore del Concilio, con una costante riflessione teologica, sul ruolo dei laici e sul valore salvifico della professione, in particolare di quella docente.

Per ciò che riguarda la politica scolastica, si può dire documentatamente che l’educazione civica nella scuola (1958), basata sul testo della Costituzione e la nuova scuola media (1962), per la quale affrontò una «dolorosa battaglia» con purezza di intenti», non sarebbero state varate normativamente e didatticamente interpretate nella scuola, senza il determinante contributo di Nosengo.

Arrivando vicino al termine della vita, scrisse sull’agenda nel 1967:

 

 

 

«Il seme è gettato. Forse il mio compito era solo quello. Io me ne vado, ciò che è polemica diverrà responsabilità. La scuola media non torna indietro. Per la superiore qualcuno si batterà… I germi, se sono vivi, produrranno piantine».

Ci restano di lui, oltre a un centinaio di libri di varia consistenza e circa quattrocento saggi e articoli, su varie collane e riviste dell’UCIIM, le note e le riflessioni manoscritte, consegnate a decine di quaderni e a sedici agende, annotate per lo più ordinatamente dal 1953 al 1968.

È questa una parte cospicua dell’iceberg sommerso della sua vita.