GESUALDO NOSENGO (1906-1968)
FONDATORE E PRIMO PRESIDENTE NAZIONALE UCIIMdal 1944 al 1968
Gesualdo Nosengo (1906-1968) è una delle figure eminenti della pedagogia italiana d’ispirazione cristiana del secolo scorso, ma non è stato solo un pedagogista.
È stato il fondatore e il primo presidente dell’UCIIM, la cui nascita è avvenuta a Roma il 18 giugno 1944.
Personalità carismatica e polivalente, egli è stato tra i protagonisti della vita sociale e della vita ecclesiale italiana fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta: cioè prima durante e dopo la tragedia della dittatura, della Guerra e le fatiche della Liberazione e della ricostruzione. Fu uomo di pensiero, come Mounier, Stefanini, Lazzati, Dossetti, La Pira, ma anche uomo di azione e di “governo”, come Gonella, Gui, la Badaloni, Bellisario, Gozzer, con i quali collaborò in vario modo; e fu educatore, come don Bosco, don Milani e don Giussani.
Nonostante una vocazione religiosa maturata in un lungo giovanile travaglio interiore, egli volle rimanere laico, rinunciando al sacerdozio, al matrimonio, alla carriera accademica, a quella amministrativa e a quella politica, che pure in più occasioni gli vennero offerte.
Fu educatore a tutto tondo, professore liceale e universitario, dirigente sindacale, animatore e organizzatore del movimento scoutistico e dell’associazione degli insegnanti medi cattolici, scrittore di successo, autore di libri di testo e di libri di didattica generale e in particolare religiosa e catechetica, di pedagogia generale, di politica scolastica.
Questi cenni introduttivi servono per dire che non fu solo educatore e organizzatore cristianamente ispirato, ma laico pienamente inserito, sia pure con qualche sofferenza, nella Chiesa italiana e universale e nella scuola italiana ed europea. Il suo sforzo fu quello di tenere uniti il più possibile i mondi vitali e i mondi istituzionali, senza contare su privilegi e poteri diversi da quelli della competenza culturale e professionale, della fede, della testimonianza, della libertà interiore, centrata sul quotidiano rapporto personale con Gesù Maestro.
Nato a San Damiano d’Asti, il giovane Gesualdo studiò dai salesiani di Valsalice a Torino, ma lavorò anche come operaio nella fornace paterna, a produrre mattoni.
Nel 1928 entrò nella Compagnia di San Paolo, che era stata fondata con spirito anticipatore dal milanese don Giovanni Rossi nel 1921, per un progetto di consacrazione a Dio a servizio dell’educazione dei giovani, e frequentò l’Università Cattolica alternando lo studio all’insegnamento della religione, ottenuto con un permesso speciale della Curia, perché non era sacerdote, nell’istituto magistrale Virgilio di Milano. Si laureò in pedagogia nel 1935, con Mario Casotti, del quale fu assistente volontario.
Fondò nel 1934 la “Compagnia di Gesù Maestro” e con don Carlo Gnocchi e Silvio Riva, nel 1939, un “Segretariato informativo di pedagogia attiva religiosa”, con la rivista “L’Informatore”.
Frutto della sua ricerca di quegli anni è un vivace diario di scuola, intitolato “Così come siamo”, scritto in collaborazione con sei suoi alunni, concreto esempio di quella didattica attivistica di ascendenza scoutistica, di cui egli è stato uno dei più originali e convinti sostenitori.
Il volume mise in allarme la Questura fascista di Milano, che pensò di trovarsi di fronte ad un gruppo “sovversivo”. Trasferitosi a Roma, per insegnare nel liceo Cavour, incappò ancora nella persecuzione fascista: si rifugiò in Vaticano preparandosi al dopo fascismo col gruppo che faceva capo alla Fuci, ai Laureati Cattolici e a mons. Montini, futuro Paolo VI.
Dal 1943 al 1948 svolse il ruolo di Commissario centrale dell’Associazione Scout Cattolici Italiani (Asci). In occasione dei convegni estivi dei professori, spesso spariva ad organizzare i giochi dei loro figli. In quel periodo partecipò, per la parte relativa alla famiglia, all’educazione e alla scuola, alla stesura del cosiddetto Codice di Camaldoli, base della Costituzione italiana.
Si può dunque considerare Nosengo uno dei “padri della Patria”, anche se non si mise in politica e non fu quindi eletto all’Assemblea Costituente.
Fu anticipatore del Concilio, con una costante riflessione teologica, sul ruolo dei laici e sul valore salvifico della professione, in particolare di quella docente.
Circa la nascita dell’UCIIM, questo egli scrisse in una relazione letta il 22.6.1960 alla Commissione episcopale per l’alta direzione dell’Aci: «L’Unione, accuratamente preparata durante gli anni del 1942 al 1944 da un gruppo d’insegnanti iscritti al Movimento Laureati, ebbe il suo battesimo ufficiale e la sua costituzione la domenica 18 giugno 1944 in una pubblica assemblea tenutasi nella sala della Fuci, in piazza S. Agostino in Roma, alla presenza dell’avv. Vittorino Veronese, allora segretario centrale del Movimento Laureati, che diede, a nome della competente autorità ecclesiastica, l’approvazione alla costituzione dell’Unione. Il primo presidente provvisorio di essa fu scelto da S. E. Mons Montini, il quale comunicò all’interessato tale nomina, attraverso mons. Sergio Pignedoli».
Per ciò che riguarda la politica scolastica, si può dire documentatamente che l’educazione civica nella scuola (1958), basata sul testo della Costituzione (di cui occorreva assicurare la «conoscenza amorosa», in vista della «realizzazione della volontà comunitaria espressa nel medesimo testo») e la nuova scuola media (1962), per la quale affrontò una «dolorosa battaglia», con purezza di intenti», non sarebbero state preparate, varate normativamente e interpretate didatticamente nella scuola, senza il determinante contributo di Nosengo.
Arrivando vicino al termine della vita, scrisse sull’agenda nel 1967: «Il seme è gettato. Forse il mio compito era solo quello. Io me ne vado, ciò che è polemica diverrà responsabilità. La scuola media non torna indietro. Per la superiore qualcuno si batterà… I germi, se sono vivi, produrranno piantine».
Ci restano di lui, oltre a un centinaio di libri di varia consistenza e circa quattrocento saggi e articoli, su varie collane e riviste dell’UCIIM, le note e le riflessioni manoscritte, consegnate a decine di quaderni e a sedici agende, annotate per lo più ordinatamente dal 1953 al 1968.
È questa una parte cospicua dell’iceberg sommerso della sua vita.
Per la Bibliografia: vedi catalogo
CESARINA CHECCACCI (1921)
PRESIDENTE NAZIONALE UCIIM dal 1974 al 1997
Cesarina Checcacci, nata a Firenze il 26 aprile 1921, laureata in lettere classiche all’Università di Firenze, ha partecipato con Gesualdo Nosengo alla fondazione dell’UCIIM, condividendo l’impegno di ricostruzione della scuola e della sua riforma in prospettiva personalistica e comunitaria. Insegnante nella scuola media, di questa associazione è stata, con Nosengo, segretaria centrale dall’inizio degli anni ’50 al 1968; vicepresidente con Aldo Agazzi, fino al 1974 e Presidente nazionale, dal 1974 al 1997.
In questo lungo periodo ha avuto un ruolo di protagonista nella storia della scuola italiana, come interlocutrice di tutti i ministri della PI, come relatrice e animatrice di un centinaio di convegni e di una decina di congressi nazionali dell’Unione, come punto di riferimento del laicato cattolico impegnato nel sociale e nelle istituzioni.
Suo osservatorio privilegiato è stato il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, nel quale fu sempre rieletta fin dagli anni ’60, anche quando questo si trasformò in Consiglio nazionale della PI, col dpr 416 del 1974. In questo massimo organo di rappresentanza della scuola italiana è stata per un quarto di secolo non solo membro autorevole dell’Ufficio di Presidenza (e nel 1997 vicepresidente), ma anche generosa redattrice di molte bozze dei pareri e delle pronunce poi discussi e approvati dal CNPI.
Il suo ruolo in tale organo è stato di promozione e di mediazione: si può dire che avesse il cuore nell’associazione e la testa nell’istituzione, a rischio di farsi giudicare nella scuola filogovernativa e nel Palazzo movimentista e partigiana.
Di fatto la sua autorevolezza si è accresciuta nel tempo, con titoli conquistati sul campo, attraverso una intensa attività di promozione di esperienze d’innovazione alla base (anche con la presidenza del Movimento Circoli della Didattica, con la direzione della rivista “Ricerche didattiche” e con la presidenza della cooperativa “Presenza nella Scuola”, che condusse alcune ricerche per conto del MPI) e la diretta partecipazione alle commissioni nazionali di studio, promosse dalle diverse direzioni generali che portano i nomi dei sottosegretari Biasini (1971) e Brocca (1988-1993).
La Presidente Checcacci riuscì ad assicurare all’UCIIM una guida ispirata a idealità e a realismo politico: in un periodo nel quale era facile cedere alle suggestioni dell’ideologia e dell’emotività, tenne con fermezza il timone dell’associazione e della sua politica scolastica.
“I giovani, scrisse all’indomani del ’68, in un momento difficile per la scuola italiana, rimproverano agli adulti di non credere in ciò che fanno, tacciandoli di incoerenza, di “perbenismo”, di mancanza di coraggio. L’unico modo per costruire è rappresentato, a nostro sommesso giudizio, da una risposta coraggiosa che è, in primo luogo, umana, in quanto si esprime con una coerenza estrema, che non si lascia fermare da remore varie. La scuola, ossia la possibilità di dialogo fra adulti e giovani, fra gli aspetti validi dell’esperienza culturale trascorsa e l’attesa impaziente del futuro, si salva così, compromettendosi fino in fondo, senza mezze misure e senza ripensamenti egoistici.…Compromettersi significa anche denunziare le responsabilità di situazioni incresciose e farsi centri di mobilitazione morale per ricostruire la comunità e la democrazia”.
All’UCIIM chiedeva di “coordinare tutte queste personali testimonianze, compromettendosi essa stessa sulla frontiera della giustizia e della carità” (“La Scuola e l’Uomo”, 12, 1971, p.2),
E mentre denunciava l’arretratezza della legislazione e l’insufficienza dell’impegno politico per la scuola, richiamava con forza i giovani al rispetto dei valori costituzionali, tra cui la libertà d’insegnamento e al rifiuto delle scorciatoie della violenza.
Particolarmente rilevante il suo impegno a difesa della riforma della scuola media del 1962 e per l’attuazione della riforma della secondaria superiore, per la quale ha intensamente lavorato, anche come direttrice organizzativa del comitato di coordinamento della Commissione Brocca.
A queste posizioni di carattere pedagogico e politico corrispondevano non solo i dibattiti in seno al CNPI e vari colloqui non sempre facili con i ministri di turno, ma anche una prodigiosa attività organizzativa, che la portava a visitare le sezioni UCIIM in tutte le regioni d’Italia, ad organizzare ogni anno viaggi di cultura all’estero, a partecipare con responsabilità direttive al SIESC (Sécrétariat international des enseignats secondaires catholiques) e all’organizzazione delle sue rencontres annuali, in diverse città d’Europa.
Ha ottenuto, come riconoscimento del suo impegno e del suo lavoro, la medaglia d’oro della Pubblica istruzione dal presidente Cossiga su proposta del ministro Misasi (1991) e la nomina a grand’ufficiale della Repubblica, dal presidente Scalfaro, su proposta del presidente Berlusconi (1994). Il ministro Luigi Berlinguer, nonostante le posizioni dell’UCIIM fossero contrarie al suo disegno di accorpamento della scuola media in una scuola di base settennale, l’ha nominata consigliere ministeriale nel 1997. In questo ruolo è stata confermata dal suo successore, ministro De Mauro. Il XX Congresso dell’UCIIM (dicembre 2000) l’ha proclamata presidente emerita.
A Lei si devono varie centinaia di conferenze, di relazioni nei molti corsi di aggiornamento per docenti e dirigenti realizzati in sede nazionale e in sede locale e centinaia di articoli, apparsi per lo più come editoriali di La scuola e l’Uomo, rivista ufficiale dell’UCIIM.
Di molti dei convegni sono stati curati gli atti, che sono confluiti nelle varie collane edite dall’UCIIM.
Per la Bibliografia: vedi catalogo